Fuorisalone Milano Bloc Party

credit @oubli3tte aka Banfa
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Puoi vivere e morire a Milano senza aver mai visto il Salone del Mobile, ma non puoi mancare il Fuorisalone. Per un solo, imprescindibile motivo: Milano.

Il Fuorisalone te lo tirano dietro. Gli amici, potentissimi PR per  una settimana: dai, c’è il dj set in piazza Affari; quanti anni hai? Cazzo, davvero vuoi vedere la partita? Ci sono le installazioni in Statale!

Poi ti cade addosso dai negozi, tutti saltano sul carro da parata del design. E le installazioni: ovunque, bellissime, inutili per definizione. L’aria è diversa, fresca nelle luci della primavera elettrica.
E qui si divide il popolo: c’è la posizione  figaaaaata e quella col cazzo che esco di casa.

In effetti c’è un sacco di roba ovunque, troppa: la fuffa è dietro l’angolo.

Il concetto che si è annidato come un insetto nella chioma del design, è che l’alternativo, lo strano per essere strano, sia la chiave di lettura. Quindi alla manifestazione reale dei grandi marchi, dei designer professionisti, si affianca la cialtroneria dei più, che sbrindellano la carcassa perché ce ne è troppa: troppo credito, poca credibilità. E così le feste, gli “eventi”: sono la metà di mille e gli sponsor ci sguazzano. Giù quattrini e tutti in fila per il cocktail gratis, nel nome del disagio. Dall’altro lato c’è la baronìa di chi è affermato e ogni rutto è capolavoro, ogni banalità rivoluzione: troppa credibilità, poco credito.

Milano è molto così, un peccato di eccesso, ma è un peccato di amore: troppe idee, troppa fame. Questo non vuol dire che non ci siano lavoro e dedizione, anzi, è proprio questo il punto: sono ovunque e con essi armonia ed equilibrio.

Perciò perché non uscire a cercarle, tra le luci e gli stand, le installazioni, nel caos di via Tortona, nei party a piazza Affari, nel composto passeggiare in Brera o nel cuore della Statale? Quindi per una settimana sono autorizzato a fare quello che mi piace davvero: vagare col bicchiere in mano. Peace.