Vinyl, un gol a porta vuota?

È facilissimo fare una serie che mi (e ci) piaccia: carrellata su balordi che frequentano puttane, puttane che frequentano rockstar, rockstar che frequentano droga e droga che frequenta balordi, puttane e rockstar. Ci vogliamo mettere una colonna sonora facile facile e da panico?
E mettiamocela! Mettiamoci pure New York negli anni ’70 che è già meglio di Pordenone nel ’93.

L’effetto è scontato: un mix informe, un po’ retrò, di “già visto” ? No, la regia di Scorsese riesce a cogliere i momenti giusti per ficcarci qualche scampolo surreale alla Fuori Orario (1985), l’ambizione (forse?) tradita di un uomo al comando di un’etichetta fallimentare, la violenza delle strade e italo-americani cazzuti come se piovesse. La consulenza di Jagger fa il resto per rendere plausibili rockstar reali e la schiera di affaristi e groupie, perfettamente verosimili. Tutto molto bello, tutto molto facile ma non così scontato.

Scorsese e Jagger segnano a porta vuota, specialmente se in porta ci siamo noi, noi che guardiamo gli Stadio vincere Sanremo.  Facciamo almeno che tiravano da centrocampo, va’.

 

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